La reggia invasa da ghenghe chiassose

Caro diario,
Con profonda e smarrita perplessità mi rivolgo a te, orecchio discreto dei miei turbamenti, affinché conosca le amare vicende che hanno gettato un’ombra di sconcerto e indignazione sul mio nobile cuore. Il mio scritto odierno non nasce dal desiderio di tormentarti con le mie lamentele, ma dalla necessità di condividere il mio dispiacere per un fatto che ha scosso le fondamenta dell’armonia e della dignità nella nostra raffinata dimora.

Si dà il caso che la nostra reggia, luogo di grazia e distinzione, sia stata recentemente invasa da ghenghe composte di individui chiassosi, armati di strumenti rudimentali e dalla musica rumorosa e selvaggia, accompagnata da moltitudini dalla condotta non meno clamorosa, che con il loro fragore insensato hanno violato la quiete e l’eleganza dell’augusto giardino.

Ma più di tutto mi ha gettato in ambasce scoprire che in queste nefande occasioni il parco è precluso alla frequentazione dei miei amati sudditi, che da sempre ne fanno luogo di svago e ricreazione, non di rado peccaminosa, e vi trovano sollievo dalle giornate canicolari.

Prego che tanti condividano il mio dispiacere e si uniscano alla mia voce per richiedere che la dignità e l’ordine siano ripristinati nel nostro giardino.

Chiedo che sia restituito ai miei amati sudditi, per riportare loro la serenità e la bellezza che solo il verde può offrire. Sono certa che la mia preoccupazione sarà compresa, e che le plebi si uniranno a me in questa nobile causa.

Tua Duchessa M.L. d’Asburgo Lorena

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