I pareri che affossano il prosciuttificio a Torrechiara

di Francesco Dradi

L’imbarazzato silenzio è durato oltre due mesi. Da febbraio a fine aprile.
Si può comprendere. I fautori del prosciuttificio di Torrechiara non sapevano come dare la notizia.
I pareri – vincolanti – degli enti pubblici, espressi in Conferenza dei Servizi, affossano anche il secondo progetto della ditta Fratelli Galloni spa, che voleva realizzare uno stabilimento di lavorazione prosciutti in località Arola, nella piana di Torrechiara, con vista castello.

Sono Arpae (Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia-Romagna) e Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Parma e Piacenza ad emettere i pareri decisivi, entrambe con un’articolata e documentata serie di rilievi ad ampio spettro che, per brevità, possiamo incentrare su tre aspetti: il vincolo paesaggistico, l’impatto sulle falde acquifere sotterranee e la presenza di aree alternative su cui impiantare l’attività produttiva.

Nello specifico la Soprintendenza esprime parere contrario tout court: “… pertanto non possa procedere, se non in senso negativo, vista la mancanza di presupposti, con le successive valutazioni di compatibilità paesaggistica del progetto in oggetto che le sono proprie“.

Mentre Arpae rilascia un parere favorevole ma con tre prescrizioni pesanti, la prima delle quali è qualcosa di inedito, perché imbocca la strada del consumo di suolo a saldo zero.

Arpae “esprime parere favorevole preliminare alla variante urbanistica (ossia il progetto di prosciuttificio, ndr) ai sensi del DPR 160/2010 con le seguenti prescrizioni: (qui riportiamo solo la prima)
• al fine di compensare gli impatti dovuti all’impermeabilizzazione del suolo in area di ricarica di falda, Settore A, sarà necessario un intervento di desigillazione in un’area, di pari estensione rispetto a quella di progetto, avente caratteristiche idrogeologiche equivalenti

Arpae dice in sostanza “puoi costruire ma a compensazione devi desigillare, ossia togliere il cemento e rinaturalizzare una superficie analoga di suolo”.

Qui i documenti integrali con i pareri di Arpae e della Soprintendenza .

Questa è la notizia, in sintesi: il progetto di prosciuttificio a Torrechiara è bocciato, una seconda volta.

Tuttavia la vicenda merita di essere approfondita, per i tanti risvolti che comporta.

Avvisiamo il lettore che ci si addentra in questioni tecniche, che si rifanno agli strumenti di programmazione urbanistica. Non sono sempre intelligibili ad un comune cittadino. D’altronde in questa vicenda sono enti che si parlano tra loro. Per quanto possibile abbiamo cercato di semplificare e rendere comprensibile il tutto.

Riepilogo dei fatti degli ultimi 12 mesi

Un breve riassunto di quanto successo. Chi sa già tutto può saltare al punto successivo.

Nella primavera 2022 la ditta Fratelli Galloni spa acquista terreni agricoli in località Arola, nella piana di Torrechiara, con l’intenzione di costruire uno stabilimento di lavorazione prosciutti, su 20mila mq complessivi, dotato di una grande sala degustazione con vetrata vista castello. Per edificare serve una variante urbanistica e la si chiede in deroga alla pianificazione urbanistica applicando l’art. 53 della legge regionale 24/17 urbanistica sul consumo di suolo.

Il consiglio comunale di Langhirano in luglio approva, con i soli voti della maggioranza, il progetto preliminare aprendo la conferenza dei servizi. Cittadini e associazioni si mobilitano perché, a loro parere, tale stabilimento deturperebbe in modo irrimediabile il paesaggio di Torrechiara, oltre a consumo di suolo fuori regole e impatto sulle falde acquifere. La Conferenza dei Servizi si chiude negando l’autorizzazione in forza del parere negativo espresso dalla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio, che richiama il vincolo di tutela paesaggistica esistente a protezione del castello di Torrechiara.

Il sindaco con il suo gruppo di maggioranza, a settembre, bocciano una mozione presentata da tutti i consiglieri di opposizione con la quale veniva richiesto uno studio sulla presenza di aree alternative, nelle quali indirizzare lo sviluppo della ditta Fratelli Galloni.

Sul primo progetto sono pendenti due ricorsi al Tar (nei quali ne sono scritte delle belle) contro il Comune, uno da parte dell’azienda che chiede annullamento della Conferenza Servizi e un altro, opposto, di un privato cittadino che chiede l’annullamento della delibera comunale voluta dal sindaco.

In dicembre la ditta ha presentato un secondo progetto, ridotto, per uno stabilimento di pre affettamento, questa volta ricorrendo al Dpr 160/2010. Si aprono i termini della Conferenza dei servizi preliminare asincrona. In gennaio si tiene una rilevante manifestazione contraria promossa da associazioni, comitati e partiti contrari al progetto. Contro questa manifestazione si scaglia con una lettera dai toni forti il direttore dell’Unione Parmense Industriali.

Successivamente i consiglieri comunali di opposizione depositano uno studio su aree alternative disponibili nel territorio comunale di Langhirano in cui si può costruire un prosciuttificio, da cui ne emergono almeno undici.

E si arriva così alla seconda Conferenza dei Servizi.

Una prescrizione micidiale

Veniamo ai punti cruciali espressi negli atti.

Cominciamo col leggere quanto dispone Arpae (riportiamo anche qui il documento Arpae integrale):

“si esprime parere favorevole preliminare alla variante urbanistica (ossia il progetto di prosciuttificio, ndr) ai sensi del DPR 160/2010 con le seguenti prescrizioni:
•  al fine di compensare gli impatti dovuti all’impermeabilizzazione del suolo in area di ricarica di falda, Settore A, sarà necessario un intervento di desigillazione in un’area, di pari estensione rispetto a quella di progetto, avente caratteristiche idrogeologiche equivalenti;
• nelle fasi successive del procedimento saranno necessari adeguati approfondimenti sugli effetti ambientali determinati dall’impermeabilizzazione dell’area in esame, disponendo così degli elementi per elaborare ulteriori o diverse soluzioni di mitigazione/compensazione degli impatti previsti;
• il documento di VAS VALSAT dovrà fornire un’analisi delle alternative che tenga conto anche delle criticità idrogeologiche sopra evidenziate.”

Arpae dà parere favorevole ma con una prescrizione micidiale: potete costruire lì a Torrechiara a patto che in un’altra area di superficie e caratteristiche analoghe andate a desigillare, ossia togliere cemento e ripristinare con suolo naturale che ridia permeabilità al suolo.

In pratica per poter costruire lo stabilimento a Torrechiara, impermeabilizzando suolo per 5mila metri quadrati (come da secondo progetto) la ditta Galloni deve eseguire un intervento inverso su una superficie di uguale estensione e con “caratteristiche idrogeologiche equivalenti”.

Come mai una prescrizione così severa? Perché nella fascia pedecollinare di Torrechiara vi è la conoide di una falda acquifera molto rilevante per il parmense, che va ad alimentare il reticolo idrico nel sottosuolo fino alla zona sud della città di Parma. Quindi si rischia di compromettere la qualità delle acque potabili. Non da meno cementificare un’area idrogeologica di tale importanza può comportare un notevole aumento del rischio alluvioni in caso di piogge intense (guardiamo a cosa è successo in Romagna, ndr).

Salvaguardia delle falde acquifere

Scrive Arpae che il Proponente (la Fratelli Galloni, ndr) nella VAS (Valutazione ambientale strategica) del progetto non ha considerato adeguatamente l’impatto sulle falde acquifere sotterranee:

“La pianificazione territoriale di riferimento, il PSC vigente, aveva infatti escluso ogni importante sviluppo nell’area in esame, estendibile da Cascinapiano fino a Pilastro, proprio per la concomitante presenza di aree di ricarica della falda e di tutela paesaggistica (le ultime esulano dalle nostre competenze).
Come sopra accennato, nella sezione relativa alle acque sotterranee, l’esclusione delle aree di ricarica di falda dai criteri di confronto tra le alternative appare artificiosa.

… l’impermeabilizzazione dell’area in esame comporta un impatto del progetto che si ritiene rilevante.”

In concreto cosa dovrebbe fare la ditta Galloni? Reperire un’area edificata di almeno 5mila mq in fascia di tutela A della falda acquifera e ripristinarla allo stato naturale. Difficile ma non impossibile. Gli stabilimenti produttivi dismessi non mancano in zona, anche se non tutti in fascia A.

Ma avrebbe senso un’operazione del genere? Piuttosto, allora, non sarebbe il caso di rigenerare fabbricati dismessi, demolendo e ricostruendo?

I richiami agli altri enti

Lasciamo la domanda aperta, e andiamo a vedere altri punti del parere Arpae.
Analizzando il parere sopra riportato si intuisce che, nelle righe del linguaggio tecnico amministrativo della Pubblica Amministrazione i tecnici Arpae vorrebbero dire molto di più, e si rivolgono implicitamente ai “colleghi” dell’ufficio tecnico del Comune di Langhirano, e soprattutto ai politici amministratori, dicendo loro che, prima di “impegnare” un privato nel presentare un progetto di variante di tale portata, avrebbero dovuto stopparlo alla luce della pianificazione vigente a partire dal PSC (il piano urbanistico del territorio che classifica le aree) del Comune stesso, dato che ne impedisce la fattibilità per la salvaguardia idrogeologica.

Non vorremmo qui esagerare nell’interpretazione del parere Arpae, tuttavia vi sono affermazioni che appaiono richiami ad altri enti. Ad esempio:

“Al di fuori del Piano, con procedure specifiche previste dalla LR 24/2017, sono stati ampliati stabilimenti esistenti, in variante al Piano ma coerenti con gli obiettivi di PSC.”

E qui si tira in ballo la Regione Emilia-Romagna, dicendo implicitamente che la variante richiesta per costruire su suolo agricolo – e anche il primo progetto di prosciuttificio a Torrechiara, presentato l’estate scorsa, che si basava esplicitamente sulla deroga concessa dall’art. 53 della LR 24/2017, ossia il permettere la costruzione di un nuovo stabilimento in aree aziendali anche se non classificate e non adiacenti ma dentro il territorio comunale – non può essere concessa se “non è coerente” con la pianificazione comunale. Un’interpretazione restrittiva dunque, in linea con il contenimento del consumo di suolo, mentre i pareri forniti di recente dalla Regione, in merito all’applicazione dell’art. 53, sono più laschi.

Si fa notare anche il richiamo di Arpae alla Provincia di Parma, ente responsabile del PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale):

“Poiché il processo di formazione del PTCP non ha individuato l’area in esame, nella successiva fase procedurale andrà valutato se risulta necessaria una variante al PTCP ai fini della presente procedura.”

L’annotazione di Arpae stride con il parere del tutto favorevole rilasciato dalla Provincia al progetto dello stabilimento Galloni. (Qui il parere della Provincia).

Una siffatta lettura di tali richiami potrebbe essere maliziosa e non vogliamo spingerci in tal senso dando adito a interpretazioni fuorvianti del parere di Arpae, ma insomma ci pare un documento ben circostanziato. Allora perché esprimere parere favorevole? Anche qui, lasciamo la domanda aperta.

La tutela del paesaggio e le aree alternative

Così come preciso e dettagliato è il parere della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Parma e Piacenza che, affermando come la “tutela del paesaggio, sia materia che assurge esplicitamente a rango costituzionale per gli effetti dell’art. 9″, esprime un parere esplicitamente negativo al progetto Galloni (qui il documento integrale della Soprintendenza):

“… pertanto non possa procedere, se non in senso negativo, vista la mancanza di presupposti, con le successive valutazioni di compatibilità paesaggistica del progetto in oggetto che le sono proprie”

Tale parere è motivato dal fatto che

“… sotto il profilo della tutela paesaggistica, non siano stati soddisfatti i requisiti di cui all’art. 19, comma 11, del PTPR e come pertanto l’intervento in progetto, allo stato attuale, non risulti conforme alle disposizioni del PTPR; parimenti ritiene che non si sia adempiuto alla dimostrazione del requisito della “assenza” (assoluta) nel piano urbanistico vigente di aree destinate all’insediamento produttivo”.

La Soprintendenza ricorda come

“In forza dell’art. 8 del DPR 160/2010 il richiedente propone di realizzare nell’area agricola di S.F. pari a 170.027 mq un nuovo insediamento produttivo.
In proposito si rammenta come il presupposto per l’applicazione dell’art. 8 del DPR 160/2010, sia l’assenza o l’insufficienza di aree destinate all’insediamento di impianti produttivi nelle previsioni degli strumenti urbanistici comunali”.

Proprio nel considerare questi aspetti il giudizio della Soprintendenza sul Proponente (la ditta Galloni e, nello specifico, i tecnici professionisti che hanno elaborato il progetto) è tranchant:

“le valutazioni condotte dal proponente, oltre che sommarie, non menzionano aree o fabbricati attualmente in disuso e disponibili nel territorio Comunale di Langhirano; vengono invece escluse alcune aree con motivazioni che paiono pretestuose o comunque non adeguatamente argomentate; congiuntamente il proponente non disamina lo strumento urbanistico dove si rilevano aree e fabbricati destinati all’insediamento di impianti produttivi che a titolo di esempio, ed in modo non esaustivo …”

e con un lavoro certosino segnala al Suap del Comune di Langhirano 11 aree con puntuale indicazione dei mappali di ubicazione, quasi a dire che chi doveva svolgere preliminarmente il lavoro di verifica non lo avesse fatto a dovere.

In foto un’area di 20mila mq destinata ad attività produttive, a Pilastro, nel territorio comunale di Langhirano.

 

Lo scontro istituzionale

Al che l’Ufficio Tecnico del Comune langhiranese, in modo decisamente inusuale scrive a sé stesso, ossia al SUAP, per lasciare agli atti il proprio parere, per replicare piccatamente alle osservazioni della Soprintendenza. (Qui il documento del Comune di Langhirano)

Baruffe chiozzotte, verrebbe da dire, se non fosse che siamo al limite dello scontro istituzionale.

Peraltro uno scontro tra tecnici su cui si scarica impropriamente un ruolo politico, in una distorsione del processo democratico. Senza trascurare i costi economici, diretti e indiretti, a carico degli enti pubblici. Nella Conferenza dei Servizi ne sono stati coinvolti 24.

La vicenda del prosciuttificio a Torrechiara diventa paradigmatica di altre situazioni in corso sul territorio: il politico vuole assecondare i desiderata dell’impresa ma, cogliendo che il progetto è impattante e forse temendo la contrarietà dei cittadini (di una parte della comunità), non apre processi partecipativi, né percorsi di informazione e adotta procedimenti che ribaltano l’onere della risposta sugli enti tecnici. Tutto con condizionamenti politici più o meno espliciti.
Se tutto è approvato il sindaco sorridente sforbicerà il nastro inaugurale, se al contrario il progetto non passasse, la “colpa” sarà addebitata ai tecnici.

Tanto più se si rimane in zona grigia, dove le informazioni non circolano. I pareri “tecnici” degli enti espressi in Conferenza dei Servizi, in riferimento al secondo progetto, tuttora non sono consultabili liberamente dai cittadini poiché il Comune di Langhirano sembrerebbe non obbligato a pubblicarli sul sito. In questo caso, data la rilevanza del progetto, sarebbe opportuno dare modo ai cittadini di informarsi direttamente.

L’iter della Conferenza dei Servizi preliminare in modalità asincrona sul secondo progetto di prosciuttificio a Torrechiara, si è concluso il 23 febbraio. Ma si è dovuto attendere il consiglio comunale del 27 aprile per conoscere ufficialmente la conclusione. Il sindaco di Langhirano, Giordano Bricoli, ha risposto alle interrogazioni sul progetto del prosciuttificio avanzate dei consiglieri di opposizione, Federica Di Martino e Paolo Piovani, divulgando i pareri degli enti pur senza darne lettura.

Di Martino e Piovani hanno così organizzato un’assemblea pubblica – l’11 maggio – a cui ha partecipato anche Diego Cauzzi, consigliere di opposizione a Lesignano de’ Bagni e rappresentante delle minoranze nel consiglio dell’Unione dei Comuni della Val Parma. In questa assemblea sono stati illustrati sommariamente i pareri degli enti e si è accennato al percorso del nuovo PUG (Piano urbanistico generale) che viene approntato in modo unitario dai sette comuni dell’Unione, anche in questo caso senza adeguata informazione ai cittadini.

Come andrà a finire?

E, quindi, la vicenda del prosciuttificio a Torrechiara, come andrà a finire?

Riportiamo le conclusioni del Suap di Langhirano:

“Si ribadisce pertanto che la conferenza dei servizi preliminare, non decisoria, prevede alla conclusione del procedimento la trasmissione delle determinazioni espresse dagli Enti coinvolti alla ditta che ha prodotto istanza, senza rilascio di alcun provvedimento autorizzatorio né, tantomeno, alcuna approvazione di variante agli strumenti urbanistici per la quale debba essere attivato il prescritto iter procedurale”.

Tradotto in soldoni significa che la ditta Fratelli Galloni spa deve valutare se, dopo due stop ricevuti, insistere ed elaborare un terzo progetto oppure rinunciare e riorientare lo sviluppo dell’azienda in aree già destinate a scopo produttivo.

Sarà interessante anche vedere cosa proporrà l’Amministrazione Comunale di Langhirano, nel PUG in fase di elaborazione, per l’area di Torrechiara: un rafforzamento della tutela paesaggistica con una estensione del vincolo indiretto sul castello, oppure se, dopo aver indebolito gli strumenti di tutela comunali con varianti di qualche anno fa, persevererà in una riclassificazione delle aree, da agricole a edificabili. Fermo restando la tutela paesistica di valenza nazionale stabilita con Decreto Ministeriale nel 1976.

 

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi riceverne altri puoi iscriverti gratuitamente alla newsletter e sostenere con una piccola donazione Libera Informazione in Parma.

Contatore visualizzazioni attivo dal 6/6/2023

Condividi
1 commento
  1. Nicola
    Nicola dice:

    Grazie Libera Informazione per un articolo chiaro, equilibrato ed evidence-based 🙂 Continuate così! Conforta vedere istituzioni come ARPAE e Soprintendenza fare il loro dovere e difendere il bene comune. Speriamo politici e industriali capiscano il messaggio. Aree destinate ad uso produttivo inutilizzate ce ne sono a bizzeffe sul territorio devastato.

    Rispondi

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *